La storiella di BiancoFiore

C'era una volta (e tuttora sussiste), un fatato reame dove viveva un giovin virgulto ebbro di nettare e di beatitudine; il suo nome, che era dato dal candido giustacuore che usava indossare, era BiancoFiore. Viveva, a quel tempo, in un grosso castello, e con lui, che era puro come una Pils di giornata, abitava la Regina Antoniaca, dal vello rosso come il pugnale del suo cacciatore Ciarliot. La Regina Antoniaca usava domandare alla sua fidata specchia:« Niki Niki del mio padellame, chi ha la giubba più linda del reame? »; ed ella solerte rispondeva:« Tu mia Regina, senza dubbia alcuna; ma BiancoFiore ha il giustacuor che profuma »; « Lungi da me », rispondeva Antoniaca incazz...indiavolata, « se la sua giubba profuma, che gli sia strappata! ». Chiamato al suo cospetto il fedele Ciarliot, la Regina ordinò:« Portami la barba, i capelli, il giustacuore di BiancoFiore, 4 etti di prosciutto cotto e una Pils, ...e tanto che ci sei porta fuori la real rumenta! », « Agli ordini mia Regina » rispose Ciarliot, e partito di gran carriera condusse BiancoFiore nel bosco. Giunti che furono nei pressi della casetta di marzapane, BiancoFiore disse:« Ma non hai fame? », e Ciarliot che era sì fido alla Regina, ma non disdegnava la buona cucina, incominciò proprio da quella che aveva i fornelli di morbida glassa, le mensole di buon cioccolato ed i pavimenti di frutta candita. Alla fine, quando della casetta non rimasero neppure i progetti al catasto, BiancoFiore disse:« Burp, (tipica espressione del tempo che significa "ho mangiato come una nutria") ci vorrebbe una Weizen » e Ciarliot, a quel punto mosso da pietà, (anche perché gli era stato offerto il pranzo), disse:« Fuggi BiancoFiore, che la Regina è molto incaz...indiavolata, e della tua vita vuol fare terra bruciata », BiancoFiore impaurito scappò, ma subito, un profumo di carbonara lo distolse dalla fuga; Ciarliot intanto si procurò barba, capelli e giustacuore da una volgare imitazione di BiancoFiore Made in Hong Kong e portò a termine le restanti incombenze. Ritornato al castello Ciarliot incontrò nell'ordine :

A) sedici loschi figuri ubriachi fradici
B) le due fate Treccialisa e Valeriana ed il giullar Boffellus
C) l'abate Gianni da Octobrinus che proclamava: «Chi beve birra campa cent'anni! »
D) un pullman di turisti giapponesi
E) il lupo che chiedeva di Cappuccetto Rosso
F) undici fusti di Bock da spostare

e altre duecento piccole cosette che non stiamo ad elencare, tanto che giunse al casato dopo la mezzanotte e si trasformò in un registratore di cassa, ma questa è un'altra storia. La cuoca Franzisca dall'elmo ritorto, irritata dal ritardo e dall'olio bollente esclamò:« Ciarliot mio prode, da donde caz...diavolo giungi?» e lui senza rispondere alla sua domanda si addormentò dicendo:« Ci sono due pomodori... zzz... zzz... » ...